«Virgini Matri», alla Vergine Madre: citando dalla Divina Commedia la preghiera di San Bernardo alla Madonna, così titola l’architrave del Santuario dei Carmelitani Scalzi «Divina Maternità» lungo la riva del naviglio Martesana. Nella frazione trezzese di Concesa, comune autonomo fino al 1869, l’Ordine officia ancora oggi il culto, malgrado le soppressioni sofferte in epoca giuseppina (1781) e napoleonica (1797). Eresse il seicentesco santuario il cardinale milanese Cesare Monti, la cui famiglia teneva possessi e villeggiatura nella vicina Vaprio d’Adda. Il convento sorse non distante dalla quattrocentesca Casa del Custode delle acque, sito della Regia Camera ai cui piedi scorreva obbediente il canale Martesana. Di questa abitazione, abbattuta col 1947, non sopravvive che un affresco mariano: la «Madonna dell’Acqua» che l’ottimo Padre Gerardo Bongioanni di San Giuseppe ribattezzò «Madonna del Barcaiolo», ricoverando l’opera dopo il restauro nelle sacrestie carmelitane.
Durante l’Ottocento, le soppressioni trasformarono il santuario in filanda di proprietà Bellazzi. Fu solo nel 1855 che, grazie alla generosità del conte Luigi Confalonieri Strattman (che riacquistò per l’Ordine il chiostro di Concesa) e al seguito del padre rifondatore Gianluigi Corvi di Santa Teresa, i Carmelitani Scalzi tornarono nel santuario da cui erano stati scacciati. Per ripristinare il decoro della chiesa, venne coinvolto il pittore vapriese Natale Riva. Negli affreschi dell’interno l’autore stesso (allievo di Francesco Hayez) si ritrasse accanto a Padre Gianluigi nella folla che assiste all’Assunzione eseguita entro l’abside. Sull’altare barocco si venera la «Madonna del Latte» che il trevigliese Stefano Giovanni Manetta si addormentò dipingendo, salvo trovarla compiuta al risveglio da mano angelica. Ma il santuario carmelitano sorse all’incrocio con questo di una altro leggendario miracolo. Mons. Melchiorre Pozzi pubblicò nel 1642 le prodigiose vicende che fondarono il culto a Concesa.
A Concesa pare sullo zoccolo del campanile parrocchiale sgorgasse già un’acqua risanatrice, proprio sotto un’effige mariana. L’Acqua della Madonna, come veniva chiamata, convocava pellegrini numerosi tra cui due cacciatori che vi tuffarono il loro segugio malato di stizza. I due ritrassero il cane asciutto e sanato dalla rabbia, ma la sorgente disseccò quasi per punire l’offesa recata alla Vergine con quel gesto. Attorno al 1630 l’acqua venne ritrovata lungo il Martesana, dove ripresero i pellegrinaggi, subito gridando alla miracolosa guarigione di Felicita Polini che votò la costruzione di una prima edicola.
Il card. Monti, che aveva madre vapriese, volle promuovere questo culto, affidandolo ai Carmelitani Scalzi sul cui piazzale ancora rampolla l’acqua venerata: anche se diminuita, specie dallo scavo novecentesco della vicina galleria «Semenza». In visita al santuario, pittori diversi lasciarono testimonianza scritta di come il quadro «non consentisse di essere riprodotto in altra copia». Intenta ad allattare il Bambinello, la Madonna sull’altare venne velata nell’Ottocento con un pettorale in argento e definitivamente con un lembo di veste dipinto sopra il seno: l’aggiunta fu levata solo nel 1968 dal restauratore bergamasco Taragni.
Cuore sapiente del convento, la biblioteca carmelitana di Concesa si conserva intatta: alle sue porte l’Ordine pose il sigillo perché non fosse danneggiata negli anni della conversione a filanda. In uscita dal refettoria, il motto sul muro avverte: «Si non est satis, memento paupertatis». Se non è sufficiente, ricordati della povertà; o, meno letteralmente, se non sei sazio, ricordati dei poveri. La meditazione a tavola era un tempo suscitata anche da alcuni teschi collocati a vista, sulla mensa e nella cripta dei Padri defunti, sepolti sotto l’altare, dove nell’Ottocento i Padri si radunavano a notte alta per la preghiera, interrompendo il proprio sotto al tocco della campana.
Cristian Bonomi
Fonti. Dall’archivio del Santuario, Memoriale di Padre Telesforo dei Santi Gioachino ed Anna; F. A. Piantoni, La Madonna di Concesa, ossia notizie intorno al santuario e convento di Concesa, Piacenza 1888; M. Pozzi, Delle cose notabili intorno alla miracolosa imagine di Nostra Signora di Concesa nella diocesi di Milano raconti 8. di Melchior Pozzi preuosto di Gorgonzola e protonotario apostolico, Milano 1642; G. Villa (a cura di), Santuario della Divina Maternità del Convento dei Padri Carmelitani in Concesa, Concesa 1991.
Sempre bello e interessante leggere le storie del nostro territorio abduano! Grazie Cristian!
Grazie a te, Gemma, e al tuo impegno per mettere nel giusto risalto il nostro territorio!
Mi sono trasferita da poco e sono assetata di notizie concernenti il vostro territorio…
Villa Gina/Concesa/Crespi d’Adda è un tris d’effetto…
Grazie Cristian!!!
Grazie a te della condivisione, Teresa! Questi luoghi così ispirati del passato ci ispirato al futuro.
STUPENDO MI SONO COMMOSSA DAVANTI A TANTO SPLENDORE DEVOTISSIMA E INNAMORATA DEL LUOGO SOPRA LA MARTESANA LA MADONNA DEL LATTE CALI LE SUE GRAZIE SULLE NOSTRE FAMIGLIE
STUPENDO MI SONO COMMOSSA DAVANTI A TANTO SPLENDORE DEVOTISSIMA E INNAMORATA DEL LUOGO SOPRA LA MARTESANA LA MADONNA DEL LATTE CALI LE SUE GRAZIE SULLE NOSTRE FAMIGLIE la tua devota